Il Fenomeno LayBag
L’azienda ha creato un forte buzz sui social negli ultimi mesi: tutti, più o meno, abbiamo visto passare dei video sponsorizzati con il “sacco” Laybag, mentre veniva gonfiato e posizionato sotto le chiappe di un avvenente vacanziero.
Anche noi lo abbiamo acquistato online: il prodotto ci veniva incredibilmente proposto in offerta sul sito ufficiale a $ 79,00 anziché $ 129.00; consegna entro 4 settimane. Ci sembrava quasi una campagna di crowdfunding, quando raccogli prima i soldi e poi metti in produzione il prodotto.
Fatto sta che ci viene consegnato i primi di luglio e decidiamo di provarlo in occasione di un evento dedicato al Digital Detox organizzato a Marchisoro HUB. Il buon Leonardo Prati ci prova a gonfiarlo ma con scarsi risultati. Tutti ridiamo, nessuno riesce a sedersi sopra. Dopo 10 giorni con altri amici ci riproviamo: guardiamo attentamente il video online, capiamo, dopo 10 secondi lo gonfiamo e ci sediamo sopra. We won!
Il Baraccone
Decidiamo quindi di documentarci meglio online sul fenomeno Laybag: scopriamo che altre persone lo hanno acquistato e molte di queste hanno difficoltà a gonfiarlo. Effettivamente non è una questione di forza ma di tecnica, che non traspare guardando il video promozionale dove sembra facile e veloce gonfiarlo, appena un minuto per sdraiarcisi sopra. Seguendo l’hashtag #laybag su Facebook e facendo qualche altra ricerca sul Web notiamo che i fail sono tantissimi: le persone non riescono a gonfiare il sacco e si fanno filmare per documentare il fallimento dell’acquisto per scoraggiare altri a comprarlo.
Ad agosto partiamo per le Dolomiti e ci portiamo per 3 giorni il sacco Laybag nello zaino perché volevamo usarlo in alta quota. Percorriamo il sentiero delle Tre Cime di Lavaredo e nella pausa pranzo lo apriamo, ci distendiamo sopra e ci addormentiamo. La fotografa Elena Innocenti immortala la scena mentre riceviamo una chiamata di lavoro. La cosa diventa virale sui nostri canali social personali e aziendali: amici e colleghi impazziti e LayBag che ci mette cuore rosso. Il giorno dopo siamo su sull’account Instagram ufficiale di LayBag, senza credit ben visibile come spesso loro usanza.
Il brand gira in rete, ma girano tantissimo anche i fail documentati.
Fenomeno o baraccone? Le nostre impressioni
Quindi accade che un prodotto che probabilmente avrebbe avuto successo e che funziona – almeno nel nostro caso – deve combattere con decine di commenti negativi e video online di denigrazione che ne affossano le vendite e ne rallentano il potenziale successo estivo.
Quello che è mancato è stata una sensibilizzazione e informazione dell’utente al corretto utilizzo del prodotto, aspetto purtroppo sottovalutato in quanto, anche se semplice, è necessario capire come gonfiarlo, altrimenti no, non gonfia e sembra un fake colossale.
Conclusioni? Bè, ovviamente se hai creato quel prodotto che si gonfia in 30 secondi ti sembra banale e scontato spiegare come farlo ma in realtà l’80% delle persone non è riuscito a utilizzarlo correttamente e la verità che hai raccontato online, buzz pre-vendita, non coincideva con quello che accade nella realtà a causa dell’utilizzo non corretto. Questo nel 2016 genera feedback negativi, video di replica on line ed un brand (tedesco) martoriato.
Un consiglio? Next time contatteci: amiamo i brand, raccontare storie e far crescere i business dei nostri clienti, enjoy.
Post by Filippo – Marketing Hero
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